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lunedì 14 febbraio 2011

Wikileaks: "Rivolta pianificata con gli Usa" e spunta il "manuale della protesta"




Wikileaks: "Rivolta pianificata con gli Usa" e spunta il "manuale della protesta"
Dai dispacci svelati dal sito americano emerge un documento che rivelerebbe un ruolo degli Stati Uniti dietro le proteste anti Mubarak, per arrivare alla deposizione del presidente e un cambio di regime entro il 2011. E ai giornali arriva un vademecum del rivoluzionario, con indicazioni su come muoversi in piazza. E con un consiglio: portare una rosa, per mostrare intenzioni pacifiche
ROMA - Un documento diplomatico segreto pubblicato da Wikileaks rivela che gli Stati Uniti, pur appoggiando in Egitto il governo  di Mubarak, da almeno tre anni sostengono segretamente alcuni dei dissidenti che sarebbero dietro la rivolta di piazza di questi giorni, come parte di un piano per favorire un "cambio di regime" in senso democratico al Cairo, nel 2011. Dal 2008, gli Usa lavorerebbero quindi in segreto alla deposizione del presidente egiziano.

Gli Usa dietro la rivolta. Il documento proviene dall'ambasciata Usa al Cairo e risale al 30 dicembre 2008, ed è stato ripreso dal quotidiano inglese The Telegraph. In esso l'ambasciatrice, Margaret Scobey, dice che un "giovane dissidente" egiziano del movimento "6 aprile", il cui nome viene omesso, è stato aiutato dalla stessa ambasciata a partecipare a un incontro di dissidenti a Washington, il summit della "Alliance of Youth Movements". L'incontro, promosso dal Dipartimento di Stato, è avvenuto alla presenza di esperti e funzionari del governo americano. Al suo ritorno al Cairo - scrive il Telegraph - il dissidente egiziano ha rivelato ai diplomatici Usa che era stata formata un'alleanza fra gruppi di opposizione, con un piano per rovesciare nel 2011 il governo del presidente Mubarak. L'obiettivo del piano è installare un governo democratico in Egitto, prima delle elezioni presidenziali previste per il settembre di quest'anno.
Il dispaccio svelato da Wikileaks dice che "diverse forze di opposizione" egiziane avevano raggiunto un accordo per "appoggiare un piano non scritto per una transizione verso una democrazia parlamentare, con meno poteri al presidente (della Repubblica), e più al primo ministro e al parlamento. Il tutto da portare a compimento prima delle elezioni presidenziali in programma nel 2011".  Il documento rivela anche che il piano è "così delicato da non poter essere messo per iscritto" e che l'identità del dissidente va tenuta nascosta per evitare rappresaglie al suo rientro in Egitto. L'ambasciatrice Scobey, infine, si chiede se il piano, che definisce "non realistico", possa funzionare.

Il manuale della rivolta. Uno scudo e uno spray di vernice come equipaggiamento, e una rosa per dimostrare le proprie intenzioni pacifiche. E poi, obbiettivi molto chiari: "Prendere il controllo di significativi edifici governativi. Convincere elementi della polizia e dell'esercito a stare dalla parte del popolo. Proteggere i nostri fratelli e le nostre sorelle nella fase della rivoluzione". Il manuale della rivoluzione in Egitto non prevede armi, ma determinazione e accortezza e "intelligenza". Un vero e proprio vademecum della rivolta, fatto arrivare da blogger egiziani nelle redazioni del Guardian e di Atlantic: un manuale  dettagliato di come comportarsi durante la protesta e quali fini perseguire. Non si indica come effettuare un colpo di Stato, ma come agire strategicamente secondo i dettami della "disobbedienza civile" per ottenere "la caduta di Hosni Mubarak e dei suoi ministri" e la formazione di "un nuovo governo non militare che abbia a cuore gli interessi degli egiziani".
Il piano d'azione della protesta, corredato da disegni esplicativi, prevede "il raduno di amici e vicini in strade lontane dal punto in cui sono concentrate le forze di sicurezza, e l'incoraggiamento ai passanti affinchè si uniscano al corteo (usando slogan positivi)". La divisa del rivoluzionario è così composta: giubbotto e cappuccio, vernice spray "da spruzzare sui poliziotti, se ci attaccano", scarpe con cui muoversi velocemente, scudo (che nel disegno assomiglia al coperchio di una pentola da cucina), occhiali protettivi, fazzoletto per proteggersi dai gas lacrimogeni. E poi, una rosa per mostrare le proprie "pacifiche" intenzioni. Il manuale indica, poi, come confrontarsi nel corpo a corpo con i poliziotti e con i blindati.
(29 gennaio 2011)

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Repubblica.it
AGI
Anarchaos

Misterioso manoscritto del 1500 non è ancora stato decifrato

L'alfabeto e la lingua non sono mai stati riconosciuti, e ci sono pure le donnine nude.

[ZEUS News - www.zeusnews.com - 12-02-2011]


Il manoscritto Voynich è uno di quei misteri che sembrano non avere soluzione: un libro scritto nel Medioevo e tuttora non decifrato.
Il volume contiene immagini di piante, oggetti astronomici e astrologici e figure umane il cui significato non è chiaro, e il testo è ancora più misterioso: né l'alfabeto né la lingua sono stati riconosciuti.
Il Voynich deve il proprio nome a WIlfrid Voynich, che nel 1912 lo acquistò dal collegio gesuita di Villa Mondragone e lo attribuì al XIII secolo credendo - o facendo credere - che l'autore fosse Ruggero Bacone (1214 - 1294).
Le analisi condotte di recente dai ricercatori dell'Università dell'Arizona tramite l'esame con il carbonio 14 hanno però escluso sia l'autore che l'epoca: il manoscritto sarebbe infatti databile all'inizio del XV secolo, e non prima né dopo, come altri dopo Voynich hanno invece nel tempo suggerito

Cochabamba - Storia vera sulla privatizzazione dell'acqua

LA RIVOLUZIONE BEFFATA

Spero che  si  analizzi a fondo  la rivoluzione egiziana, i suoi diciotto giorni, la gente che si è mobilitata e vi ha partecipato. E' stata una rivoluzione pacifica, inerme, ma non incruenta. La polizia ha sparato. Trecento persone sono rimaste uccise, migliaia sono i feriti, non si sa quanti sono stati incarcerati e se sono tuttora dentro. Obama ha lodato il carattere pacifico della rivoluzione ma non ha detto una sola parola sui morti, sui feriti, sui prigionieri del Regime. La rivoluzione ha mostrato l'esistenza di una società civile ed è stata in gran parte sostenuta dalla borghesia delle professioni che si è legata  ai milioni di egiziani poveri e poverissimi del grande paese, culla della civiltà per migliaia di anni.. Questa società civile ha avuto due motori che l'hanno spinta in avanti: l'acculturazione dei giovani ed internet che hanno dato una coscienza più acuta e generale della sofferenza sociale e della mancanza di futuro in un regime corrotto in cui la maggioranza delle risorse è stata  accaparrata e divorata  da Mubarak e dai suoi cortigiani. Questo accaparramento dura da sempre, è stato protetto dalla sospensione dei diritti per il permanente di stato d'assedio con la complicità degli USA e dell'Europa che hanno  difeso fino a ieri Mubarak. La rivoluzione egiziana é  stata il più importante avvenimento del Mediterraneo dopo  la decolonizzazione e l'avvento di Stati sovrani al posto dei protettorati e degli ascari. Il tallone di ferro degli USA   pesa ed è riuscito finora a condizionare le scelte.  Le classi dominanti sono state legate agli USA e continuano ad esserlo. Si tratta di una influenza economica e militare derivante da una ideologia di suprematismo del capitalismo. Tutto il Nord Africa è lardellato da basi militari USA. Gli USA tengono il pianeta in stato d'assedio e con le loro mille basi militari, con le flotte e le portaerei presenti in tutti i mari del mondo sono in grado di intervenire immediatamente dappertutto. Questo dominio  è finalizzato alla soddisfazione di interessi nazionali statunitensi e non solo non garantisce la pace ma tende a provocare squilibri e guerre.  
 Obama ha lodato ieri i militari i quali si sono affrettati a tranquillizzare Israele e lo stesso Pentagono con la conferma dei trattati internazionali. Certo la prosecuzione della politica di Mubarak verso la Palestina e di strangolamento degli abitanti  della striscia di Gaza non  porteranno  nulla di buono ed arrecheranno nuove tensioni. La rivoluzione è stata troppo concentrata sulle questioni interne e questo ne è stato il limite: non esistono questioni interne che possono essere separate dalla politica estera dell'Egitto. Non basterà certo tagliare le zone più corrotte del potere e della pubblica amministrazione per assicurare un futuro diverso.
 La rivoluzione ha fallito. Ha fallito quando ha accettato di conferire all'esercito tutta la gestione della transizione. Avrebbe dovuto pretendere la costituzione di un Comitato composto dai rappresentanti di Piazza Tahrir ma è stato subìto  il monopolio dello Stato Maggiore  nella guida dei prossimi  mesi. Il prestigio ed il potere dell'Esercito è aumentato a dismisura. La rivoluzione è impotente e dovrà rassegnarsi a subire un nuovo padrone ed una situazione ben diversa dalla libertà e dalla democrazia agognate. l'Esercito non sembra ansioso di cambiare lo stato delle cose che ha condiviso per trenta anni con Mubarak e la sua corte.



di Redazione  IL PUNTO ROSSO  a cura di PIETRO ANCONA

domenica 13 febbraio 2011

IL CAPPELLO DI OBAMA

 
 
di Redazione IL PUNTO ROSSO  a cura di PIETRO ANCONA


12.02.2011
Obama si è affrettato a mettere il cappello dell'America sulla rivoluzione egiziana. Si è rifornito di tutti gli aggettivi del repertorio della retorica per fare capire quanto è vicino al popolo egiziano ed ai valori che lo hanno spinto ad assediare per quasi tre settimane il Faraone e costringerlo alla abdicazione, alla fuga dalla Capitale.  Ma, nonostante l'appoggio all'unisono di tutta la batteria massmediatica dell'Occidente che  sta montando la menzogna  della rivoluzione egiziana come un successo di Obama, la sua performarce non riesce convincente.  Il fermento rivoluzionario dei paesi alleati degli USA  nel Nord Africa lo ha colto di sorpresa. Bel Alì e Mubarak da trenta lunghissimi anni hanno fruito dell'appoggio incondizionato e dei finanziamenti dell'Occidente. Questo appoggio è stato evidente fino a ieri e addirittura nel corso stesso della crisi.   I blocchi sociali, gli establishement, le forze armate della Tunisia e dell'Egitto sono stati e sono tuttora profondamente integrati con le dirigenze degli USA e dell'Europa. Fittissimi rapporti d'affari e sociali intrecciano i ricconi di questi paesi con le banche e le borghesie dell'Occidente. I rampolli dei detentori del potere egiziano o tunisino  studiano nelle più prestigiose Università USA o inglesi. L'Occidente non ha influenzato con  le sue idee la rivoluzione in corso. Ha tentato diverse volte di usare la rivendicazione dei diritti civili nei confronti dell'Iran per rovesciarne il regime che, rispetto quello egiziano e tunisino, è fatto di persone oneste che non hanno sottratto   miliardi di dollari ai loro popoli. L'Iran ha un servizio sanitario nazionale e un welfare tra i migliori del mondo e certamente superiore a quello americano. Gli iraniani non vivono con due dollari al giorno come la  maggioranza degli ottanta milioni di egiziani.
Gli USA e l'Occidente non hanno mai sollevato in questi trenta anni la questione della libertà e della democrazia  in Egitto ed in Tunisia e continuano a non sollevarla nei confronti del regime feudatario e carcerario  dell'Arabia Saudita. Tutte le loro attenzioni sono state dedicate all'abbattimento di Ahmadinjed, a Sakineh, a criminalizzare Hamas, ad esaltare i valori della "unica democrazia" del Medio Oriente, Israele, che è un regime nazi-sionista che pratica da sempre il terrorismo di Stato e l'omicidio "preventivo" come normale ed usuale comportamento per decapitare i palestinesi della loro classe dirigente. 
    Il Faraone è caduto non solo per la tirannia oppressiva verso il suo popolo e per la quale dovrebbe essere processato, ma anche per la sua complicità con la politica israeliana di segregazione e distruzione della nazione palestinese. La pace Israele-Egitto che era nata come fattore positivo di stabilità della  Regione é diventata complicità nella repressione del popolo palestinese. Non mi riferisco soltanto al muro di acciaio che l'Egitto sta costruendo per carcerare  la popolazione di Gaza, ma anche all'appoggio  a tutte le scelte della escalation israeliana. Appoggio che va dalla moltiplicazione delle colonizzazioni alla pretesa di fare di Gerusalemme città soltanto degli ebrei e per gli ebrei,
al terribile silenzio osservato per i bombardamenti di Gaza e per l'invasione del Libano.
 Il popolo egiziano è insorto contro la ingiustizia del  suo stato di semiprigionia e di sospensione dei diritti ma anche per la crescente tragedia dei palestinesi diventati sagome per il tiro a segno dei cecchini israeliani, vittime predestinate di un genocidio a bassa intensità, di crudeltà inaudite  specie verso i bambini carcerati .
E' possibile immaginare un Egitto libero e democratico accanto ad una Palestina sofferente e sempre di più ridotta a lager da Israele? Io  credo di no e credo che l'appoggio  di Obama e dell'Occidente ad Israele  provocherà altri sommovimenti nella  regione.
  Onore al popolo egiziano per la sua rivoluzione vittoriosa! Ancora oggi moltissimi giovani festeggiano in Piazza Tahir. Ma la gestione della rivoluzione è nelle mani dei militari che sono complici da sempre del regime di Mubarak. Si è creata la stranissima e surreale situazione di una rivoluzione che festeggia un colpo di Stato militare del quale non sappiamo quasi niente. Certo è importante che il potere non sia stato trasferito a Omar Suleiman, ma l'esercito non è certo depositario e garante delle ragioni della rivolta.
    La delegittimazione del movimento dei fratelli musulmani e del partito comunista hanno decapitato la rivoluzione del suo centro laico democratico e popolare. La rivoluzione non ha un suo gruppo dirigente e non ha in mano niente. 
 Si può sperare in scelte giuste da parte di un potere misterioso e gerarchico distante dal popolo quanto lo era Mubarak, integrato con il Pentagono e con Israele?  Queste scelte "giuste" non ci saranno fino a quando non cambierà la politica dell'Impero che oggi, pur essendo in crisi ed in grave declino, continua ad insistere nella imposizione del suo ordine mondiale.

IMMINENTE UN ALTRO FALSE FLAG ITALIANO?

12/02/2011 - Nel giro di due settimane, dal 13 al 26 dicembre del 2009, avvengono tre episodi gravi : Massimo Tartaglia, un uomo di 42 anni riesce a lanciare una statuetta colpendo in pieno viso Silvio Berlusconi, una ragazza di 25 anni Susanna Maiolo riesce a scavalcare una transenna a Roma e raggiungere il Papa ed un Cardinale che gli stava vicino e che è finito all'ospedale ed un giovane nigeriano tale Umar Farauk figlio di un ricco nigeriano cavaliere
del lavoro in Italia per i favori fatti allo Agip nello sfruttamento del petrolio del Niger viene arrestato sui cieli di Detroit e viene trovato con i testicoli imbottiti di plastico e di tritolo in grado di fare esplodere l'aereo in cui viaggiava.

Questi tre allarmanti e significativi fatti riguardanti due importanti personaggi come il Capo del Governo in Italia ed il Capo della Chiesa Cattolica e la stessa sicurezza degli USA oltre che essere quasi messi uno dopo l'altro nel giro di pochi giorni hanno in comune una caratteristica: ne sono protagonisti tre giovani "disturbati" mentalmente e bisognosi di cure psichiatriche. Uno di essi, Umar Farauk, era addirittura noto alla Cia che ne aveva segnalato al padre "la deriva estremista".

I tre episodi sensazionali che hanno allarmato l'opinione pubblica mondiale hanno dentro di sè qualcosa di inattendibile, di poco genuino, che li fa suonare falsi e costruiti come l'incredibile crollo delle tre torri dell'11 settembre 2001-data segnalata come spartiacque della storia contemporanea - attribuito all'impatto di aerei quanto dovrebbe essere evidente che si è trattato di edifici minati minuziosamente e caduti su se stessi per effetto delle esplosioni. Insomma, siamo in presenza di false flag, di teatrini montati ad uso del pubblico che le batterie massmediatiche dell'Occidente faranno credere come verità. Le tecniche di false flag sono estremamente raffinate e possono svilupparsi dopo un lungo periodo di incubazione e di preparazione magari ad opera di "tutori" preposti al lavaggio del cervello ed al condizionamento dei soggetti. L'episodio di Detroit è servito a rilanciare la lotta al "terrorismo" degli USA.
Per comprendere la messa in scena e la sua grossolanità basti pensare che il giovane Umar non era ancora sceso dall'aereo che voleva fare esplodere e già aveva fatto in tempo a far sapere chi era, dove si era addestrato, quante persone erano nei campi di addestramento, quali erano gli obiettivi della sua "cellula" terroristica. Un comportamento inverosimile nei "terroristi" che gli specialisti americani non riescono a fare "cantare" neppure dopo anni di prolungate torture a Guantanamo con le tecniche della waterboarding.. "Cantò" subito di campi di AlQaeda nello Yemen nei quali avrebbe fatto apprendistato di terrorismo. Vedi caso proprio in quel periodo i fari del Pentagono e della Cia si posizionavano appunto sullo Yemen diventato particolarmente inviso agli USA per ragioni di dominanza geostrategica.

La giovane Susanna Maiolo con il suo gesto non propriamente aggressivo ma tuttavia ritenuto pericoloso ha portato l'attenzione sulla figura carismatica e sul corpo "sacro" del Pontefice. IL gesto è stato una sorta di surrogato al "grande" attentato subito da Papa Woitila ad opera del turco Alì Agca.

Massimo Tartaglia è stato utile ad una operazione di rilancio massmediatico di Berlusconi. Le circostanze in cui è avvenuta la sua aggressione restano enigmatiche ed inverosimili e pongono diecine di domande alle quali non è si è data risposta. Che cosa ha fatto Massimo dalle nove del mattino del 13 alle diciotto ora in cui ha colpito Berlusconi? Perchè l'auto di Berlusconi non si è allontanata subito dalla piazza? Perchè Berlusconi si è mostrato dentro l'auto ferma con la faccia insanguinata? Perchè la sua camicia è rimasta immacolata nonostante il sangue fluente dalla faccia? Perchè non è stata fatta una analisi delle macchie di sangue del vistoso fazzoletto con il quale si è pulito il viso? Perchè è stato condotto al San raffaele e non all'Ospedale più vicino? Etcc...etc...etc

Il potere ha bisogno di tanto in tanto di montare un teatrino. Lo montò Nerone per attribuire ai cristiani l'incendio di Roma che gli fu indispensabile per creare l'immensa Domus Aurea. Altri teatri sono stati approntati da Hitler, da Mussolini, dagli USA. Oggi i false flag hanno finalità ancora più sofisticate e polivalenti: servono a tenere in ostaggio una popolazione in un clima di paura che non finisce mai e che viene alimentata sempre da cose nuove e strabilianti ma che, a guardare bene, sono quasi sempre delle patacche, dei marchingegni spesso financo banali.

Alla luce della difficoltà in cui si trova in questo momento Berlusconi che, dopo la verifica del mancato sostegno del Quirinale sembra terrorizzato dalla ipotesi di finire dentro un processo per sfruttamento della prostituzione e concussione, non escludo un prossimo avvincente, spettacolare False Flag capace di mozzare il fiato e di metterci paura.

Pietro Ancona
http://parcodeinebrodi.blogspot.com/2011/02/false-flag-false-flag-false-flag.html

venerdì 11 febbraio 2011

Adesso Basta!Contro il sessismo fuori e dentro il movimento

Saturday 05 February 2011

Al disgusto e allo sdegno che dobbiamo provare non c’è mai fine.
Le donne oggi più che mai vengono umiliate e attaccate, umiliate da chi crede che il corpo femminile esista solo per il piacere maschile, nato per questo e per nulla più che questo, attaccate da chi è convinto di poter decidere del nostro corpo, delle nostre scelte di vita, dall’aborto al concepimento, dalla contraccezione all’ru486 (pillola abortiva).