da www.nogeoingegneria.com
La manipolazione del tempo atmosferico e della ionosfera per le forze armate statunitensi non sono certo una novità degli ultimi anni. D’altronde chi ha una minima conoscenza dell’ambiente militare sa che non esistono remore nell’impiego di tecnologie anche al loro stadio immaturo: la possibilità di sfruttare la tecnologia per conseguire il predominio sul campo di battaglia, siano i cieli o lo spazio, porta tali ambienti a sperimentare tutto quello che lascia intravedere un qualche vantaggio, spesso eludendo trattati internazionali e quant’altro, avendo, con tutta probabilità, alle spalle il consenso del mondo politico e degli affari che conta, mondi con i quali si creano forti interconnessioni con risvolti in termini economici e politici.
La variabile meteo è stata sempre al centro degli interessi militari diventando sempre più determinante allorché le forze aeree acquisivano maggior peso nelle operazioni belliche e nel monitoraggio degli spazi e dei cieli. Solo per fare un esempio, citato anche nello studio che vi andiamo a sottoporre, nell’ intervento Desert Storm in Iraq il 50% delle operazioni di bombardamento furono cancellate per problemi meteorologici. Capita inoltre che di frequente i target, gli obiettivi da colpire, vengano modificati ad operazioni in corso a causa delle avverse condizioni meteo su una determinata area.
In questo importante studio redatto nel 1996 da alcuni ufficiali dell’aeronautica degli Stati Uniti, spesso citato in diversi articoli sull’argomento (si veda per es. gen. Fabio Mini Owning the weather: la guerra ambientale globale è già cominciata in Limes n.06/2007) e ora tradotto in italiano da NoGeoingegneria.com, non si fa certo mistero di quali siano gli obiettivi delle modificazioni al meteo e quali enormi prospettive si aprano grazie all’impiego e allo sviluppo di nuove tecnologie collegate alle nanotecnologie, ai droni, alle onde elettromagnetiche. La variabile tempo assume così una veste operativa nuova: gli eventi meteorologici non diventano solo un elemento da mitigare per consentire lo svolgimento delle operazioni militari (dissipazione di nubi, nebbia, temporali ecc.), ma assumono un ruolo attivo, divenendo un’arma determinante di attacco da impiegare tanto nello scontro militare quanto in operazioni di guerra psicologica, ma soprattutto in operazioni di guerra “non dichiarata”, dove non è chiaro se un evento sia un fatto naturale o artificialmente prodotto.